Manipolare il rischio per cambiare le decisioni

Avete presente quando dovete cambiare una lampadina nella plafoniera sul soffitto? Con tutte le buone intenzioni di risolvere il problema della lampadina fulminata, prendiamo la nostra bella scala, che non usiamo da un paio d’anni, per raggiungere il soffitto. 

In fondo non ci vuole nulla. Si tratta di fare qualche gradino che ci porta un metro e mezzo più su, giusto quello che serve per svitare le viti della plafoniera.

Dopo i primi gradini, però, la scala comincia a traballare un po’ e tutta la nostra sicurezza nell’impresa comincia a vacillare. 

Non avevamo considerato che la nuova posizione che abbiamo raggiunto al vertice della scala cambia – letteralmente – la nostra visione del mondo, anche se nulla è cambiato nella pericolosità della situazione specifica.

Rischio = Pericolo?

Due parole che spesso sono usate come sinonimi, ma che hanno significati concettualmente diversi. Vale la pena capire a grandi linee di che stiamo parlando.

Il rischio è relativo alla probabilità di subire un danno da un’azione o un’omissione.

Il pericolo è relativo al potenziale danno che una cosa o una situazione è in grado di produrre.

Per cui, mentre il primo è un valore soggettivo che assegniamo a un comportamento o una certa situazione, il secondo è più concreto e misurabile.

Noi possiamo agire sul rischio, adottando comportamenti e strumenti volti a diminuirne gli effetti, ma non sul pericolo che è insito nella situazione in sé.

Camminare su un tetto ci espone al pericolo di caduta (che non varia) con un livello di rischio variabile in base alle situazioni contingenti (ho una imbracatura di sicurezza, sono ubriaco, soffro di vertigini, ho scarpe scivolose, il tetto è bagnato, ecc.).

Detto in altre parole 

il rischio è il livello di esposizione a un pericolo e ai suoi potenziali effetti. 

 

Nella valutazione del livello del rischio, tuttavia, rientrano una serie di parametri soggettivi che possono cambiare in modo deciso il risultato.

Meglio non uscire dal letto

Certo, se invece di decidere di salire sulla scala per cambiare la lampadina fossimo rimasti buoni buoni senza far nulla, non ci saremmo mai esposti al rischio di cadere dalla scala… ma saremmo rimasti al buio!

Quasi vero, ma dobbiamo considerare che:

  1. nessuna attività umana è esente da rischi (eh sì, anche rimanere a letto)
  2. L’essere umano non è fatto per rimanere a letto

Qual è il processo mentale che ci porta a decidere di prendere la scala e assumerci il rischio di cadere? In linea di massima, il nostro cervello effettua un’analisi costi/benefici molto veloce e intuitiva per capire quanto vale la pena rischiare per avere una buona illuminazione. Spesso questa analisi si fonda su percezioni personali…sbagliate. Questo può dipendere da scarsa esperienza, da proprie paure spesso irrazionali, da credenze acquisite su facebook o da proprie convinzioni non sempre collegate a dati oggettivi. 

Questo è il motivo per cui alcune persone affrontano con piacere un lancio con il paracadute e altre si sottopongono a rischi ben maggiori (ad esempio, girano in motorino per le strade di Roma), ma non salterebbero mai da un aereo.

E’ lo stesso principio per cui una irrazionale paura dell’aereo fa decidere ad alcune persone di non muoversi con voli di linea, ma di utilizzare altri mezzi di trasporto, statisticamente più pericolosi dell’aereo.

Cosa fare di fronte a un pericolo imminente?

Come detto prima, non esiste attività umana esente da rischi. Ogni giorno, ognuno di noi decide più o meno volontariamente di esporsi a una serie di pericoli per raggiungere i propri obiettivi, o anche semplicemente per acquisire l’esperienza e le competenze necessarie per affrontare pericoli sempre maggiori, diminuendo il livello di rischio.

Senza un approccio del genere non ci sarebbero piloti, astronauti, esploratori, scienziati, ma neanche lavoratori domestici (uno dei mestieri più rischiosi).

Proprio da questa consapevolezza, tuttavia, viene la parte più divertente e interessante. Spesso la nostra valutazione del rischio è distorta dalle nostre paure o dalla scarsa conoscenza dei parametri che concorrono alla corretta valutazione del rischio. E’ infatti possibile imparare a misurare un pericolo e adottare una serie di misure che possano diminuirne la rischiosità.

Utilizziamo questi meccanismi anche nelle attività di formazione esperienziale. I partecipanti si trovano ad affrontare situazioni nuove che vengono percepite come rischiose, ma il cui rischio effettivo è prossimo allo zero. Grazie ad un lavoro sulla consapevolezza, alla collaborazione interna al team, alla fiducia nei confronti dei formatori, tutti i team sono in grado di superare brillantemente la situazione. Ne escono con un livello di consapevolezza più elevato e strumenti motivazionali che possono contribuire ad aiutarli ad affrontare nel futuro altre situazioni considerate impossibili.

Un allenamento del genere ha un doppio effetto positivo. Da un lato permette alla persona o al team di osare di più, con una elevata consapevolezza dei suoi mezzi rispetto al rischio che decide di affrontare. Dall’altro, una più corretta consapevolezza del rischio permette di non sottovalutare i reali rischi cui ci sottoponiamo, problema alla base della maggior parte degli incidenti sul lavoro. Se noi crediamo che da un tetto non si cade se si sta attenti, allora è meno probabile che decidiamo di indossare un’imbracatura di sicurezza. Se la nostra percezione di un pericolo imminente quando attraversiamo la strada è bassa, allora attraversiamo la strada con maggiore leggerezza, aumentando in questo modo il livello di rischio.

Facciamo un test

Mettetevi alla prova e provate a rispondere a questa domanda: quale di queste due attività presenta maggiori rischi?

Vi do qualche informazione aggiuntiva:

  • in entrambe le attività c’è uno scompenso tra rischio reale e rischio percepito (secondo statistiche sulla numerosità degli incidenti)
  • Nelle attività in cui il rischio percepito è elevato, si tende a utilizzare strumenti e procedure volte ad abbassare il livello di rischio
  • Nelle situazioni in cui il rischio percepito è basso, si abbassa il livello di attenzione e si adottano comportamenti che potrebbero aumentare il rischio reale

 

Allenarsi alla consapevolezza e all’analisi dei rischi è un esercizio utile per qualsiasi attività umana e ci permette di prendere decisioni migliori.

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Roberto è il responsabile dei progetti di formazione di People Group. Formatore, appassionato di neuroscienze e Guida Canyon, è sempre alla ricerca di nuovi modi per conoscere e interpretare la realtà che ci circonda. Per comunicare con l’autore: roberto@peoplegroup.it

Photo credits: Coen van de Broek, Naseem Buras