Metafore efficaci nella formazione esperienziale

#1 Orientamento

Si inaugura con questo articolo una breve rubrica su alcune attività che sono spesso utilizzate in contesti di formazione esperienziale, all’esterno o all’interno di una struttura.

L’obiettivo della rubrica è cercare di discutere e capire quali metafore possono essere utilizzate in modo efficace in un evento di formazione costruito intorno a specifiche attività.

Le attività che sono prese in considerazione possono essere sportive, artistiche o di altro genere. Quello che accomuna tali attività è il fatto che hanno una durata di almeno due ore e vengono erogate all’esterno dell’azienda (off-site, come direbbero quelli bravi).

Non parliamo, quindi, di giochi d’aula, small techniques o altre attività che vengono utilizzate per spezzare la continuità di un meeting o per sottolineare alcuni concetti espressi in una sessione d’aula.

Di fronte alla scelta dell’attività di un evento di formazione esperienziale, mi trovo spesso in due situazioni quasi opposte: 

  1. il cliente mi dice che vuole fare un evento di vela, golf o rafting, sovente senza conoscere le potenzialità e la coerenza dell’attività specifica rispetto agli obiettivi formativi
  2. il cliente ha le idee abbastanza chiare sull’obiettivo da raggiungere e chiede consiglio su quali possono essere le attività più efficaci per arrivare al risultato

Ovviamente, quando ho l’opportunità di scegliere, vado per la seconda. 

Ma veniamo a noi e cominciamo a scoprire metafore efficaci e potenzialità dell’orientamento.

L’orientamento

L’orientamento, o orienteering, è un’attività sportiva che consiste nel raggiungere una serie di punti sul terreno con l’ausilio di mappa e bussola, nel minor tempo possibile e su diversi tipi di terreno (boschivo, montano, urbano, ecc.)

Si tratta di un vero e proprio sport, con competizioni e regole molto precise che, negli anni, ha sviluppato diverse specialità come lo sci-orientamento, la mountain bike-orientamento, fino ad arrivare all’orientamento in auto.

E’ una disciplina molto diffusa in ambito scolastico per la sua valenza educativa, che combina la prestazione fisica (la corsa) con competenze afferenti al campo dell’intelligenza spaziale e a quella logico-matematica.

Le metafore dell’orientamento

Nella formazione degli adulti, la disciplina è particolarmente efficace presentando una metafora molto potente nella sua semplicità. 

Siamo al punto A e bisogna arrivare al punto Z, passando da una serie di checkpoint, utilizzando al meglio le risorse limitate (tempo, conoscenze del territorio, capacità di utilizzo della bussola, dettaglio della mappa, ecc.) e rispettando i vincoli imposti dalle regole o dal terreno.

Già questo aspetto potrebbe giustificare la scelta dell’attività da parte di un’azienda.

Immaginate un team di nuova formazione che ha degli obiettivi ambiziosi da raggiungere (il punto Z di prima); per farlo deve mettere in campo e mobilitare le competenze dei membri del team, permettere che tutti siano coordinati nel percorrere la strada che porta al risultato, fare in modo che le persone si scambino informazioni utili e condivise, assegnare dei ruoli all’interno del team.

Per quanto chiara ed efficace, tuttavia, questa metafora potrebbe a volte essere troppo generica.

Ovviamente, trattandosi di un evento di formazione, non abbiamo i vincoli imposti dalle regole sportive e possiamo modificare le regole di ingaggio a nostro piacimento per stimolare comportamenti specifici e creare ostacoli che stimolino il ragionamento e il lavoro di gruppo.

Vediamo qualche esempio.

Possiamo aggiungere complessità utilizzando strumenti digitali (un GPS) o mappe “mute”, oppure dare indizi ogni volta differenti per trovare il punto successivo. 

Altri due aspetti da tenere in considerazione con attenzione, soprattutto nella fase di micro-progettazione, sono il livello di competizione di pensiero strategico che intendiamo stimolare. 

La competizione, infatti, è un’arma molto potente per aumentare il livello di coinvolgimento emotivo dei partecipanti. Allo stesso tempo, un elevato livello di agonismo crea delle dinamiche che possono essere dannose rispetto ad uno specifico obiettivo aziendale.

Per lavorare sugli aspetti più strategici, si possono dare regole ampie con possibilità di scelta tra diverse opzioni. Ad esempio, nei nostri eventi spesso utilizziamo un elevato numero di checkpoint, che possono essere raggiunti solo se il gruppo si divide in sottogruppi che collaborano tra loro e si dividono il territorio e i compiti (in questo caso non si dà la regola che i punti devono essere raggiunti con una specifica sequenza).

Un altro stimolo interessante potrebbe essere quello di far ruotare i ruoli ogni volta che si raggiunge un punto, in modo che tutti i partecipanti possano interpretare ruoli chiave e riportare il loro vissuto durante il de-briefing.

Aspetti organizzativi e progettuali

Ci sono una serie di elementi che devono essere tenute in considerazione nell’organizzazione di un evento di formazione esperienziale incentrato sull’orientamento.

Alcuni sono abbastanza ovvi e banali, altri un po’ più tecnici.

Una breve panoramica di quelli più evidenti.

Prima di tutto, nella maggior parte dei casi siamo in ambiente outdoor, o addirittura montano. Le condizioni meteorologiche, quindi, possono avere un grande impatto sull’attività. E’ sempre bene munirsi di k-way o addirittura di un “piano B”, per far fronte ad eventuali emergenze.

La durata dell’evento e la numerosità dei gruppi sono altri due elementi molto delicati. 

Personalmente sconsiglierei di fare un’attività di puro orientamento per gruppi molto numerosi o con durate superiori alle 3 ore. In questo caso, quello che si potrebbe fare è lavorare con sottogruppi al massimo di 7-8 persone (in base alla nostra esperienza, gruppi più numerosi rischiano un grosso calo di attenzione) e inserendo all’interno del percorso degli elementi tipici di una caccia al tesoro o del problem solving, per dare varietà agli ostacoli che incontrano i partecipanti ed evitare che sopraggiunga la noia.

Pranzi, cene, merende e coffee break vanno posizionati in modo accurato, meglio se prima o dopo (se possibile va ridotta al minimo un’interruzione dell’attività), valutando le condizioni di caldo che potrebbero aumentare il bisogno di acqua nel corso della sessione.

Se ci troviamo in un ambiente piuttosto impervio si consiglia di coinvolgere professionisti della disciplina (ad esempio guide Ambientali Escursionistiche), che oltre a poter approfondire alcuni aspetti tecnici, hanno una loro copertura assicurativa specifica per l’attività professionale. In questo caso dobbiamo sempre ricordare che i tecnici devono essere al servizio del progetto formativo e non viceversa. Per evitare sorprese è sempre meglio fare delle riunioni di preparazione, sul campo, per informare tutti gli operatori degli obiettivi, della metodologia di lavoro e su quali sono le cose importanti da osservare, che potrebbero essere materia di discussione durante il de-briefing.

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Roberto è il responsabile dei progetti di formazione di People Group. Formatore, appassionato di neuroscienze e Guida Canyon, è sempre alla ricerca di nuovi modi per conoscere e interpretare la realtà che ci circonda. Per comunicare con l’autore: roberto@peoplegroup.it

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